giovedì 25 aprile 2013

~Love is a beautiful disaster.


Perchè ci innamoriamo sempre del ragazzo sbagliato? Perchè non scegliere quello dolce, sincero, per cui è così semplice provare affetto, anche se quell'affetto non brucia come l'amore?
Beh.
Perchè quell'affetto potrebbe svanire, è come soffiare su una fiammella -accesa in una luce costante, ma facile da spegnere- e tornare in un buio troppo familiare.
Se conquisti un cuore apparentemente inconquistabile ti rimarrà fedele, perché sei l'unica alla quale è riuscito ad aggrapparsi. Il cammino più difficile culminerà nell'appagamento dell'anima, e non smetterà di bruciare, oh no. Le fiamme si alzeranno ancora di più e sarai troppo impegnata ad ammirarle per pensare di soffiarci sopra.
Divoreranno tutto.
Come in uno splendido disastro.


Feu

sabato 20 aprile 2013

~Fingere senza telecamere, it's possible.

Oggi mando Sloth amabilmente affanculo e scrivo qualcosa perché, davvero, se non mi sfogo succede un casino. Sono terribilmente giù di morale. Il che non è una novità, certo, dato che la maggior parte del mio tempo la passo sola o incapace di sorridere a qualcuno. Perciò mi faccio questi complessi altamente personali che -ahimè-e-voi che leggete-, diventano una specie di critica universale. Dunque, oggi parliamo di finzione. Roba da film no, recitare, interpretare, fingere -che è la parola chiave- e tutto il resto. Ma ci sono molti più attori nella vita vera che rinchiusi dentro il vetro della tv. E anche dannatamente bravi!
In realtà, è triste. Perché se nessuno si mostra per ciò che è realmente, una come me non si sentirebbe minimamente motivata a farlo. Le persone chiudono se stesse in un angolo, in modo che nessuno possa colpirle, e fuori sono completamente un'altra cosa. Io lo faccio quotidianamente, perciò non voglio criticare questo. Condanno invece l'ipocrisia, e tutti quelli che dicono qualcosa in un attacco di sincerità, ma poi non fanno nulla per mantenere vivo quel briciolo di fiducia reciproca che aveva iniziato a nascere. Fa rabbia, ma poi semplicemente rattrista.
Così, le persone non passano più il loro tempo ad ascoltarsi, loro stessi e gli altri. Tutti corrono e nessuno ormai si ferma. Siamo usa e getta, facciamo tardi a scuola e al lavoro, ad un appuntamento o nel consegnare qualcosa,ma la radice di tutto è un'altra. I problemi di oggi non sono nella comunità, gruppo, partito, elitè, ma in ciò da cui queste sono costituite. E' il singolo individuo. Se solo passassimo più tempo a chiederci perché lui ha paura o lei sta piangendo, cercando di essere umani fra umani, il mondo sarebbe sicuramente migliore, senza avidità e insicurezze.
E' un sogno rinascimentale da città ideale, lo so. Forse più alla Platone, anche se io mi concentro più sulla questione socio-morale.
Sto divagando, come sempre.
Ecco, alla fine, sono tutti così egoisti ed egocentrici che non si accorgono di nulla. Vanno troppo veloce, e io sono lenta e vorrei gustarmi i cambiamenti, le novità, ma non appena ne arriva una, un'altra la sostituisce per invidia e sete d'attenzioni. Sono circondata da persone che hanno troppi problemi per accorgersi di altro, e allora non sono nulla finché non trovo il modo di urlare.
Ho bisogno di essere speciale per qualcuno. Io, solo io! Non più l'amica ripiego, la ragazza ripiego, la figlia ripiego o lo studentessa ripiego. Non voglio più essere un ripiego per niente e nessuno, questo essere svalutata e svalutarmi mi sta uccidendo! Mi sento nessuno e lo sono per gli altri.
Ed è quando sento le cazzate degli adulti, tipo 'le cose migliori arriveranno' o, cito testualmente, 'alla tua età puoi solo divertirti e studiare, questi problemi da niente un giorno ti sembreranno banali' che penso
Vaffanculo.
E, anche se avessero ragione, nel frattempo cosa cazzo faccio? Se mi autodistruggo e nessuno se ne accorge non ci sarà un futuro meno complicato di così. Periodo di merda ora e dopo non prevedete di meglio, ma allora mi prendete per il culo?
Vorrei essere fatta di titanio.

Come dice questa canzone: Titanium - David Guetta ft. Sia COVER di Madilyn Bailey
Feu

domenica 10 marzo 2013

~Paura, si o no?

Ho paura, a volte.
Chi non ne ha? Può essere una fobia comune, come quella per i ragni, gli scarafaggi -puah!-, i serpenti. Può essere qualcosa che, come il buio, ci segue ovunque. Può essere un qualcosa che avete fatto in passato e che avete paura di incontrare per strada, in un giorno qualsiasi.
Una persona, sguardi accusatori, un giudizio cattivo o un commento di cattivo gusto che vi riguardi più di quanto non vorreste.
La cosa orribile è quel momento in cui ti senti congelato, con un mattone bloccato in gola e il panico che ti rende insensibile a qualunque altra cosa. Il disagio, l'umiliazione, la consapevolezza e il bisogno viscerale di negare tutto, di ignorare che stia davvero accadendo a te. La paura ci toglie la razionalità, la capacità di pensare, e impulsivamente possiamo fare cose di cui poi, forse, ci pentiamo. Mentiamo a noi stessi, senza renderci conto che farlo aiuta la paura ad opprimerci ancora di più.

E' così che la paura domina la gente, e la cosa più giusta da fare sembra scacciarla o ignorarla.
Ma le paure fanno parte di noi, ve lo posso assicurare! Potete anche non avere paura di nulla, ma anche questa può essere una paura, perchè temete, in futuro, di trovare qualcosa che possa sconvolgere questa vostra resistenza. E allora non saprete nemmeno come bisogna reagire, alla paura.
Ciò che potete fare è combatterla, ma come Bene e Male, forza di volontà e paura coesisteranno sempre, per creare un equilibrio di cui magari non avete nemmeno coscienza.

Non dobbiamo sottometterci a nulla che non vogliamo fare! Abbiamo il libero arbitrio, nessuno ci vincola se vogliamo dire ciò che pensiamo. Tutto sta in come lo diciamo, a noi stessi per primi e agli altri, è quello che ci rende forti. Troviamo il nostro ritmo, le nostre parole! Se qualcuno ci sta antipatico, che se ne faccia una ragione! Ci vuole un briciolo di determinazione anche quando ci sembra che ne siamo sprovvisti!

Io odio essere nervosa, ma lo sono quasi sempre, e per molte cose. Ho paura della mia debolezza, perché mi fa fare cose stupide quando non riesco a dire di no, perché non voglio ferire nessuno. Ma questo ferisce me, e sono sempre stata troppo impaurita per capirlo.
E voglio cambiare, voglio trovare la forza di farlo.
Sono stanca di farmi governare dalla paura, voi no?

Ascoltate questa: We ended right as you cut the ties of knives of lies.
Feu

lunedì 11 febbraio 2013

~Alla stregua di Poe, dicono.

Quando ci si concentra troppo su un punto fisso, la vista ci gioca brutti scherzi e vediamo aloni di colori scuri, tipo viola o nero, e tutto sembra oscurato. O, ancora, quando guardiamo attentamente qualcosa, senza sbattere le palpebre, e poi chiudiamo gli occhi, l'immagine rimane lì, pulsante nel buio, dietro le palpebre chiuse.
Ci avete appena provato?
E allora, guardando il vuoto, ero indecisa se sbatterle o meno, queste palpebre, perché non sapevo cosa volevo fissare abbastanza a lungo da tenerlo impresso nella mia mente, seppur per pochi secondi, che spesso e volentieri sono meglio di niente.
Ma ho cominciato a pensare.
Come faccio a scegliere di guardare qualcosa di importante per cui valga la pena chiudere gli occhi? Se chiudo gli occhi, lo faccio perché qualcosa mi piace e voglio fissarmelo in testa. Perciò, per cosa scatta questa cosa del tenere stretto in mente, come se si trattasse di un oggetto di inestimabile valore?
Perchè siamo attratti dalle cose, o dalle persone, che poi ci fanno stare male? 
È una cosa che mi tormenta
Perchè andare incontro al fuoco? Perchè lo sentiamo meglio del vento caldo? Ci brucia, a volte ci uccide, e se questo non è masochismo, per quanto inconsapevole e radicato nella natura umana, e io non sono masochista, allora cosa sono?

Sono un'aspirapolvere. Aspiro romanzi, emozioni altrui, stralci di discorsi ascoltati per caso, cose che nomino mie e cose che non mi appartengono, ma di cui mi approprio comunque, e li inserisco in una vita inventata apposta, dove posso immaginare come siano andate davvero le cose. A modo mio, come se tutto dipendesse da me. Fissare sbattere le palpebre chiudere gli occhi e abbracciare con la mente.
Aspiro così tanto che quando mi guardo allo specchio non vedo più me, ma mille e ancora cento ombre diverse di persone diverse e simili a me. Certo, simili in che modo, se non so più che aspetto ho?

Mi hanno detto che Edgard Allan Poe si chiedeva circa il desiderio di autodistruione, di automortificazione, che lui chiamava "the imp of the pervers". Allora l'ho cercato, questo Poe, perché essere stata paragonata a qualcuno per un pensiero sbucato fuori fissando il nulla -senza sbattere le palpebre-, mi ha fatto pensare che forse non sono sola, o non lo sono stata, che le risposte di cui ho bisogno magari nessuno le sa, ma per affinità momentanea qualcuno si è posto le stesse domande. Come quando ci si ritrova con qualcuno a parlare di un qualcosa in comune.
Non è solo appagante. E' profondamente coinvolgente.

Però, dicevo, ho cercato Poe. Oddio, mi sento terribilmente deprimente ora come ora, ma non riesco a mettere il cervello in pausa. Però:
« Gli uomini mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una suprema forma d'intelligenza;»
(da "Eleonora" - "Racconti del Terrore", 1841)
Per tutti i pazzi-si-o-non-esattamente-tali, mi sento profondamente coinvolta dal ciarlare di questo tizio. Non era molto apprezzato, ma pochi pazzi vengono davvero apprezzati dagli abitanti della loro epoca, mentre chi non ha potuto conoscerlo in vita lo celebra nella morte. Tutto per la già approvata teoria in cui la grandezza di una persona viene riconosciuta al momento della sua morte, e allora chi rimane viene inondato da questo senso di disagio e pietà che dura meno di quanto l'immagine fissata danzi dietro le palpebre. E' una cosa triste, perché dimostra che si celebri più la morte, della vita.
I funerali, ecco, sono per i vivi. Non per i morti. Loro non sentono più nulla, se non nella macabra consolazione dell'anima che si attarda con un sorriso tiepido sul viso, prima di solcare le nuvole e volare in cielo.
Voglio dire... ok, se ti fa stare meglio. Le persone vivono accanto a te fin quando muoiono. Allora entrano dentro di te, se le hai amate in vita, e sta sicuro che da lì nessuno te le porta via, se non vuoi.

Cavolo, sto parlando della gente morta. Non so niente, e non sono un'aspirante psicologa. Sono un'aspirapolvere. E ora devo andare.
Feu

domenica 10 febbraio 2013

~Update, i'm alive. Ma è colpa delle stelle.

A volte penso che per capire davvero la vita bisogna sentirsi affini con la sua metà contraria. Poi ho iniziato questo libro. Non dico di essere diventata una filosofa con tutte le risposte pronte, ma diamine, mi ha sbaragliata. Mi fa sentire sciocca. E non sono nemmeno a metà. Penso che Green diventerà il mio punto di ispirazione, mi ha buttata giù per dimostrarmi che non sapevo proprio nulla, come Socrate e la sua ironia. Pensavo fosse Socrate il mio modello, Platone un pò meno, ma decisamente Green è più moderno.
Ok, sto dicendo cretinate.
Ma è colpa delle stelle.


Mentre leggeva, mi sono innamorata così come ci si addormenta: piano piano, e poi tutto in una volta.
Se l'amore è come leggere, o dormire, non mi sono mai innamorata in vita mia.

Feu

sabato 12 gennaio 2013

~Quella cosa odiosa chiamata scuola #1

Ok, dopo la disastrosa mattina a scuola per la bellissima figuraccia fatta con la prof di scienze, ho davvero bisogno di una pausa. No, dico sul serio, una pausa da quello schifo di scuola in cui sono costretta ad andare, ma che mi da un'istruzione, mi aiuta a socializzare, crea le basi per il mio futuro e bla bla bla... tutto questo con professori incompetenti -ok, magari non proprio tutti-, compagni di classe uno più egoista, egocentrico, arrogante e insopportabile dell'altro e prospettiva di un futuro che vede rose e fiori appassiti. Pessimista, dite? Ah ah.
Forse sono solo di malumore.
Oddio, avrei tanta voglia di chiudermi a casa e leggere un dannato libro senza pensieri, ma con la percezione di una realtà in cui la scuola non esiste e si può studiare a casa, con curiosità e non noia mortale impacchettata sotto costrizione. Funzionerebbe, no?
Ok, forse sono davvero solo di malumore, ma il fatto è che la scuola non funziona più. E me ne rendo conto ogni giorno che passa, sia per colpa dello schifo di istituzione che sta diventando, sia per il comportamento dei miei coetanei e del loro modo di relazionarsi, anche se credo bisognerebbe coniare un altro termine, questo non funziona più. PER NIENTE!

Oggi, poi, è uno dei classici sabato della mia vita, quello in cui mi sveglio, mi alzo, vado a scuola, torno, mi metto al pc, pranzo, mi rimetto al pc, mangio un pacco di crecker, ascolto mia madre che si lamenta perchè non faccio i compiti e penso a come farmi venire la voglia di farli. Non c'è proprio verso di trovare una bottiglietta con scritto "entusiasmo" che possa aiutarmi, perciò devo arrangiarmi. Che cosa triste, no?
Mi verrebbe da urlare! Però poi qualcuno spalancherebbe la porta della mia stanza e direbbe "cosa c'è? hai visto un ragno?". Risparmiatemi la scena, grazie.
Feu

domenica 6 gennaio 2013

~Uh...

Genitori: perché gli altri hanno figlie così brave e gentili? Sbrigati, alzati, giù dal letto, lavati, vestiti 'ché è già tardi, attenta per strada, non fidarti di nessuno, il mondo è marcio, pieno zeppo di cani e porci, guai a te se ti becco a fumare, mi raccomando, studia, aiuta tua madre, lava i piatti, pulisci, spolvera, lascia in pace tuo fratello, abbi un po' di rispetto, non girare per casa, razza di scansafatiche, non startene lì impalata! Sei inutile! Non piangere! Non gridare! Spegni quel computer, molla il telefono! Non sbuffare! Datti una mossa, alza il culo! Con te è tempo perso: non farai mai niente di buono nella vita.
Scuola: sei un'idiota, ti impegni poco, la sufficienza non basta, perché non prendi voti più alti? Apri il libro, stai attenta, non distrarti, ripeti, non distrarti, non scarabocchiare sul banco coi pennarelli, non distrarti. Che incompetente. Sarai una fallita. Mi dispiace ma non hai futuro.
Specchio: per l'amor del cielo quanto fai schifo, non ti vergogni? Esci sul serio di casa con quella faccia? Sei brutta. Offendi tua madre che ti ha partorita, povera donna, come fa a volerti bene? Guarda quegli occhiali, l'apparecchio, il naso storto, i brufoli, le occhiaie. Sei magra, mangia di più! Sei grassa, dimagrisci, mettiti a dieta! Usi il reggiseno? Quindi la retromarcia? Sei piatta, sei bassa, sei goffa, buffa, ridicola, banale.
Cellulare: perché diavolo ti aspetti che arrivi un nuovo sms? Chi cazzo dovrebbe mai inviartene uno?
Facebook: richieste di amicizia? Nuovi messaggi? Commenti? "Mi piace"? Credi davvero che riceverai delle notifiche? Sei invisibile anche online.
Amici: che significa che non esci? E perché? In punizione? Di nuovo?! Che gran bastardo tuo padre. Ma cos'è che non va? Hai un muso lungo. E lui? Vi siete lasciati? Quanta depressione, stai proprio una merda! Su col morale! Vuoi fare un tiro? Come non fumi? Minchia. Sei 'na sottona sfigata.
Musica: ehi, tesoro, eccoti finalmente. Stai bene? Forza, sii paziente, ogni cosa si aggiusterà. A scuola andrà bene. Sei una figlia adorabile, sei splendida, amati, sei speciale. Dai, adesso mostrami quel sorriso... avanti, non essere triste. Spegni la luce, rilassati e ascoltami. Chiudi gli occhi, dimentica il resto, ora dormi. Ti cullerò io. Canterò tutta la notte se vuoi. 
L'ho letto e sono scoppiata in lacrime. Boh, sarò pure scema, ma mi sento uno schifo.
Fonte: Tumbrl


Feu